A carnevale ogni scherzo vale.

Carnevà, carnevà e che scherze che me fatte proprie mo ca so addieta, e comme se fa a rinuncià e sta iurnate? (Carnevale, carnevale e che scherzo mi hai fatto ora che sto a dieta e come si fa a rinunciare a questa giornata?).

Il carnevale a Napoli è una festa molto sentita in special modo nelle periferie della città e nei vicoli stretti dei quartieri dove creature addobbate che vestitielle ra festa scurretteane felice danzante e pure nu poche screanzate pa via ro quartiere (i bambini vestiti da carnevale scorazzano felici, danzanti e pure un po’ screanzati per la strada del quartiere).

Il carnevale inizia proprio con il giorno di Sant’Antuono (Sant’Antonio Abate), giorno in cui gli scugnizzi napoletani negli slarghi delle viuzze e nelle piazze danno vita ad un enorme falò alimentato dalla raccolta effettuata nei giorni precedenti degli alberi di Natale vecchi (il classico abete natalizio), e da tanti altri oggetti vecchi e dismessi come poltrone, tavole, sedie ecc… Attorno a questo enorme falò, ca cocche vote anne fatte correre pure e’ pumpiere pecchè e’ fiamme arrivavane rint e case ro quartiere (che qualche volta hanno fatto arrivare pure i pompieri perché le fiamme sono arrivate nelle case del quartiere), a mo’ di cerchio gli scugnizzi insieme agli adulti, tenendosi per mano, fanno un girotondo e ad alta voce invocano il santo. Una preghiera goffa e fittizia in cui gridano cantando: San’Antuono, Sant’Antuono pigliete o’ viecchie e damme o’ nuovo. Sta a significare che il santo a cambio del vecchio che è stato incendiato in suo onore, deve restituire l’oggetto nuovo. Eh fosse commede, appiccie o mobile viecchie, po vaje a casa e truove o nuovo (Sarebbe comodo, bruci il mobile vecchio poi vai a casa e ne trovi uno nuovo).

Ed ancora per tradizione, e’ scugnizzielle (i piccoli scugnizzi) nei giorni avvenire tirano una carretta con sopra seduto un fantoccio grasso, tutto annerito dal fumo, con una tuba in testa con abiti strappati e lerci ed ornato di foglie di verdure, frasche, con una pipa sulle labbra ed un fiasco di vino in mano, coperto di veli neri con ghirlande apparecchiate di salumi salsicce e soppressate annunciano la sua morte, gli fanno da corteo criature masculille (maschietti) e femminucce, gente adulta che fingendo di piangere, accompagnano carnevale maledicendolo con improperi e parolacce, chiedendogli perché si sia lasciato morire, e nello stesso tempo della tristezza gioiscono invitandolo a venire per il prossimo anno sempre più grosso e più festoso.

A curuna stu belle evente primeggia a’ maschere e pullecennelle, cuppulone ianche e maschera nere, chiagnazzare e sorridente. C’è chi rice ca discenne a nu povere pulcinello (piccolo pulcino) ca purtroppe e malaguratamente a’ natura dono l’aveva fatte cu nu nase adunche, ce sta pure ca chi rice ca pullecenelle ere nu buffone giocarellone, permaluse e pruveniente a rinte e campagne ra Acerra appellato Puccio Aniello. Ma tante se ne raccontene e sti storie e tante a ttuorne a stu personaggio ca me pare o’ primme attore, o’ primme attore è isse. ( In questo bell’evento spicca la maschera di pulcinella, cappellone bianco e maschera nera, piangente e sorridente. C’è chi dice che discende da un povero piccolo pulcino che purtroppo la natura l’aveva fatto con il naso aquilino, c’è pure chi dice che pulcinella era un buffone giocherellone, permaloso e proveniente dalle campagne di Acerra dove era chiamato Puccio Aniello. Ci sono tante dicerie attorno a questo personaggio che mi sembra un primo attore, è lui il primo attore). E così che si arriva al martedì grasso detto l’ultime marterì e carnevale (l’ultimo martedì di carnevale).

A Napoli e nell’entro terra campano a fare da regina sulla tavola e la golosissima lasagna, piatto che racchiude un po’ tutte le origini, tradizioni, dell’enogastronomia napoletana. La lasagna è condita con un succulento e nzevatissimo (untuosissimo) ragù accessoriato di tracchiulelle, braciole, sasicce, carne e cotene e maiale (tracchiolelle, braciole, salsicce e carne di cotica di maiale). Obbligatoriamente la lasagna è a pasta lunga e liscia non più larga di tre dita farcita con ricotta, fior di latte, uova sode, polpettine, salsiccia e salame, insomma una goduria per il palato, e na botta po colesterolo (e una botta per il colesterolo)!

  • Lasagna di carnevale (Il piatto principe del carnevale napoletano è rigorosamente la lasagna al ragù)
  • Involtino di cotica di maiale (Per arricchire il nostro ragù di Carnevale non può mancare l’involtino di cotica di maiale da cuocere a fuoco lento nel sugo)
  • Involtini di carne
  • Friarielli (I friarielli sono un ottimo contorno che si sposa con tutte le tipologie di carni, in special modo con quella di maiale)
  • Polenta fritta (pezzo forte e componente del cuoppo di frittura napoletana insieme a zeppole, panzarotti e arancini di riso)
  • Migliaccio (dolce di tradizione contadina preparato con elementi poveri tra cui il semolino e la ricotta)
  • Sanguinaccio (era una crema di cioccolata preparata con il sangue di maiale che ne è stata vietata la vendita, adesso si prepara solo di cioccolata)
  • Chiacchiere (preparate con elementi semplici come uova, zucchero  e farina, accompagnate con il sanguinaccio sono una vera prelibatezza)