Mafalde dello scapolone

E’ Mafalde ro scapulone

Le mafalde come i manfredi sono una pasta tipica della cucina napoletana che ha un antichissima origine. I manfredi fanno infatti la loro comparsa nel 1250 quando sarebbero stati serviti con la ricotta al re svevo Manfredi e alle sue truppe di stazza nel Sannio. La loro preparazione tipica e dunque con la ricotta a cui è stato aggiunto con il passare del tempo il pomodoro. Ecco invece la nostra versione con le cipolle.

Ingredienti per 4 persone:

320 gr. Mafalde
1 dl. Olio evo
4 cipolle di medie dimensione
120 gr. pecorino
Sale q.b.
Pepe bianco q.b.

Procedimento:

Affettare le cipolle sottilmente, tuffarle nell’olio bollente portando la padella lontano dalla fiamma, spadellare e riportare sul fuoco.
Cuocere dolcemente la cipolla fin quando non avrà assunto un bel colore ambrato, alzare la fiamma e far asciugare il liquido in eccesso.
Cuocere la pasta in acqua salata, scolarla al dente, aggiungerla al condimento e mantecare con pecorino ed una abbondantissima spolverata di pepe.
Servire caldo in una cialdina di parmigiano.

All’uscita di scuola

Fin da piccolo ho avuto sempre la passione per la cucina, ricordo come se fosse adesso le abbuffate che ci facevamo io e Nicola, un mio carissimo amico, quando uscivamo dalla scuola media Carlo Poerio dopo il turno pomeridiano. Eravamo soliti sostare sotto scuola per fare i primi corteggiamenti assumendo comportamenti da ometti. Infatti parliamo dell’età in cui frequentavamo la terza media, quando ci mettevamo in mostra con le ragazzine che si lasciavano conquistare con i primi sguardi languidi, strette di mano particolari, bigliettini lasciati nei libri accantonati a terra in un angolo, scambi di numeri telefonici e incontri fortuiti organizzati appositamente.
Dopo aver fatto tutto questo, io e Nicola ci incamminavamo sulla strada del ritorno, progettando con quale ragazzina saremmo usciti la domenica successiva per andare ad un cinema, o ad una festa che all’epoca si organizzava in casa, o per andare a mangiare una pizza. Giunti a casa mia, mentre ci organizzavano per svolgere i compiti per il giorno successivo, poiché a causa del lavoro mamma era sempre impegnata in azienda, ed io per aiutarla cercavo di sollevarla dal compito di farmi preparare il pranzo/cena, perché l’orario di uscita era intorno alle 18,00 e a quell’ora avevamo una fame da coccodrillo, mi preparavo da mangiare da solo.
Nicola era di casa, si apriva il frigorifero o la credenza e con quello che trovavamo, inventavamo la cena. In genere era sempre un piatto di pasta circa 250 gr pro-capite.
Un sabato sera avendo trovato delle bellissime cipolle regalateci da un cliente dell’azienda di famiglia ed avendo trovato un bel pacco di mafalde dei pastifici di Gragnano, dopo aver deciso di comune accordo di trascorrere la serata davanti al televisore, demmo fuoco alle pentole. Nicola mi faceva da commis e da lavapiatti ed io mi preoccupavo della preparazione. Così venne fuori questo meraviglioso elaborato, rimasto nella storia perché per accompagnare questa pietanza, per non bere la solita acqua frizzante, svuotammo senza accorgercene la nostra prima bottiglia di vino rosso.